L'apertura del Teatro Ponte a Moriano
"Siamo ormai prossimi al m ...
Secondo il mio modesto parere il burnout si combatte attraverso la consapevolezza di se ed il distacco dai problemi che comunque esistono.
Necessario essere consapevoli dei propri 'confini' e anche quelli della 'realtà' che ci circonda, consapevolezza collegata fortemente al distacco dai problemi.
Se devo verniciare una parete e la consapevolezza conferma che si può sul Pianeta Terra fare n. 1 metro quadro al minuto, e se viene un tuo simile, QUELLO CHE TI PAGA PER QUEL METRO QUADRATO, a dirti che ne devi fare dieci o cento, te lo devi guardare con distacco consapevole, il problema non è tuo ma suo, solo e soltanto suo.
Se questo insiste, e vedi in lui mancanza di consapevolezza, prendi il pennello e glielo dai in mano e te ne vai.
Punto.
Anzi Personalmente gli direi 'ARRANGIATI! MI HAI PERSO.
Che poi è quello che sento dire, nella pratica ter-tera accade oggi, che in tanti settori non trovano lavoratori.
E per la cronaca, se devo verniciarmi la MIA cucina DECIDO IO quanti metri quadri faccio al giorno, che è meglio!.
Molti tipi di lavori sono soggetti a burnout. Anche il mio.
Alla mia età di fronte all'ignoranza autolesionista endemica, mi son rotto proprio i corbelli, e penso che non è il mio mestiere fare il salvatore di anime oltre che di corpi. Fate vobis.
Probabilmente, burnout grave l'ho provato un po di tempo fa per questioni familiari.
In una situazione stressante se non peggio, arriva la sensazione di essere senza alcuna via di uscita.
Qualsiasi (QUALSIASI) cosa si faccia, anche se non fai assolutamente nulla, non esiste alcun risultato.
Probabile che in certi ambienti tipo la sanità facciano anche corsi appositi.
Nel mio caso il problema era, e purtroppo è, H24. Ragionavo tempo fa che in Italia immagino ci sia una folla sileziosa, anche di giovanissimi, in quelle condizioni, che tutti gli altri trattano come se non esistessero. Fantasmi.
Nel caso degli operatori negli ospedali, loro hanno un piccolo lato positivo, è un lavoro con orari e turni, bene o male 'torni a casa'.
Mentre io 'a casa' non ci torno mai (MAI).
Probabilmente la soluzione è una, diventare automi, estraniarsi completamente, distaccarsi considerando il 'paziente' come 'caso' trattandolo certo umanamente, ma in maniera inumana non disumana (appare contraddizione ma così è).
Quando esci da quel luogo, l'ospedale, quel luogo si chiude alle tue spalle.
Nel burnout, quel luogo ti perseguita H24.
Nel mio lavoro può accadere, ma è più difficile perchè legato più a cose che a persone, anche se mi sono 'rotto' anche lì. Il motivo è molto semplice, l'ignoranza endemica, direi proprio 'ignuranza' di quella pesa, peggio di una pandemia.
Nel tempo può accadere di divenire oltre che distaccati, cosa più naturale ed auspicabile per la propria sopravvivenza, anche cinici.
Quando ti spiego la cosa sull'oggetto, è una tua scelta, solo e soltanto tua se 'recepisci' o meno!
Se va male non te la prendere con me, io ti ho avvertito.
Uomo avvertito mezzo salvato!
Quante volte?! (sembra di essere un confessore)
La sindrome da burn-out dipende dalla risposta individuale ad una situazione professionale percepita come logorante dal punto di vista psicofisico. In tale contesto, l'individuo non dispone di risorse e strategie comportamentali o cognitive adeguate a fronteggiare questa sensazione di esaurimento fisico ed emotivo.
Pertanto, il lavoratore che ne è soggetto, arriva al punto di "non farcela più" e si sente completamente insoddisfatto e prostrato dalla routine quotidiana. Nel tempo, il burnout può condurre ad un distacco mentale dal proprio impiego, con atteggiamento di indifferenza, malevolenza e cinismo verso i destinatari dell'attività lavorativa. Il burnout non va sottovalutato, considerandone i sintomi passeggeri e poco importanti: la demoralizzazione e la negatività per il proprio contesto possono sfociare, talvolta, nella depressione e in altri disturbi più complessi da affrontare.
burnout è una sindrome legata allo stress lavoro-correlato, che porta il soggetto all’esaurimento delle proprie risorse psico-fisiche, alla manifestazione di sintomi psicologici negativi (ad es. apatia, nervosismo, irrequietezza, demoralizzazione) che possono associarsi a problematiche fisiche (ad es. cefalea, disturbi del sonno, disturbi gastrointestinali etc.). Il burnout può colpire qualunque lavoratore anche se è coloro più esposti al rischio sono coloro che svolgono professioni d’aiuto. È una sindrome riconosciuta come “fenomeno occupazionale” dall’OMS nel maggio del 2019 ma non ancora come una condizione medica.
Cos’è il burnout
Chi è a maggior rischio di burnout?
Cause del burnout
Segni e sintomi del burnout
Sintomi fisici del burnout
Sintomi psichici del burnout
Sintomi comportamentali del burnout
Cosa fare se si pensa di essere in burnout?
La mindfulness per affrontare il burnout
Bibliografia
Cos’è il burnout
Come suggerisce l’OMS (L’Organizzazione Mondiale della Sanità), il burnout è uno stato di stress cronico lavoro-correlato caratterizzato dalla sensazione di completo esaurimento delle proprie energie fisiche e mentali. Il termine burnout significa letteralmente “bruciato”, “esaurito” o “scoppiato” e viene utilizzato per descrivere una particolare forma di esaurimento psicofisico collegato al mondo del lavoro.
Christina Maslach, una delle più autorevoli ricercatrici sul tema, definisce il burnout come “una sindrome psicologica che emerge come risposta prolungata a stressors interpersonali cronici sul luogo di lavoro.” (Maslach, 2016) Sono tre gli aspetti principali che caratterizzano la sindrome da burnout:
Esaurimento: le persone in burnout si sentono prosciugate ed emotivamente esauste, incapaci di far fronte alle richieste del lavoro, stanche e giù di morale e sentono di non avere abbastanza energia. Le persone si sentono prosciugate e incapaci di recuperare le energie per poter affrontare nuovi progetti lavorativi.
Sensazione di alienazione dalle attività lavorative: le persone in burnout percepiscono il loro lavoro sempre più stressante e frustrante. Possono iniziare ad essere cinici verso i colleghi o verso i destinatari della propria attività lavorativa (ad es. verso i pazienti). Allo stesso tempo iniziano a distanziarsi emotivamente, mostrando un deterioramento progressivo dell’impegno nei confronti del lavoro.
Riduzione delle performance lavorative: il burnout peggiora le performance lavorative, riducendo la motivazione, la concentrazione e la creatività. Man mano che le prestazioni lavorative calano le persone si sentono sempre più sopraffatte dalle richieste professionali e sentono di non essere in grado di rispondere adeguatamente ai loro compiti lavorativi. La persona perde fiducia nei confronti delle proprie capacità.
Quando invece lo stato di esaurimento avviene in soggetti che si prendono cura dei propri cari ammalati si parla di burden del caregiver.
Chi è a maggior rischio di burnout?
Tutti coloro che svolgono una professione sono potenzialmente a rischio burnout anche se quelli che corrono i rischi maggiori sono quelli che lavorano nelle cosiddette “professioni d’aiuto”, quindi medici, infermieri, psicologi, assistenti sociali etc (Romani et al., 2015). Secondo molti ricercatori infatti, l’essere costantemente a contatto con i bisogni e le necessità dell’utenza è un fattore stressante che, se non adeguatamente contrastato, può favorire l’insorgere del burnout (Chandawarkar et al., 2021; Kelly et al, 2021)
Anche altri professionisti, come forze dell’ordine, guardie carcerarie e pompieri, spesso a contatto con altre persone o impegnate a gestire emergenze, possono andare facilmente incontro al burnout.
Cause del burnout
Il burnout è una sindrome ad origine multifattoriale e diverse sono quindi le cause che possono scatenarla. In genere a scatenarla è un mix di fattori personali e del contesto organizzativo (Boutou, 2019). Tra le principali cause scatenanti il burnout troviamo:
Carichi di lavoro eccessivi e protratti nel tempo
Mancanza di controllo sul proprio lavoro
Basso senso di appartenenza all’organizzazione
Tensioni tra colleghi e clima organizzativo non supportivo
Insicurezza lavorativa o mancanza di riconoscimento per il proprio lavoro
Lavoro monotono, ripetitivo o senza sfide e obiettivi
Ambiente lavorativo caotico o con pressioni eccessive
Infine alcune caratteristiche personologiche sono state correlate significativamente al rischio di burnout. Tra queste, una tendenza al perfezionismo, una visione pessimistica di se stessi e del mondo, il bisogno di mantenere il controllo e il porsi obiettivi e traguardi professionali troppo elevati e irrealistici.
Segni e sintomi del burnout
I principali segni e sintomi del burnout si possono suddividere in tre categorie: sintomi fisici, sintomi psichici e sintomi comportamentali. L’emersione di questi sintomi è in genere subdola e avviene lentamente, rendendo difficile identificare, soprattutto nelle prime fasi, i segni del burnout.
Sintomi fisici del burnout
I principali sintomi fisici del burnout sono:
Sentirsi stanco e svuotato per la maggior parte del tempo
Avere basse difese immunitarie che causano malattie frequenti
Lamentare frequenti mal di testa o dolori muscolari
Manifestare cambiamenti nell’appetito e difficoltà nel sonno
Sintomi psichici del burnout
I principali sintomi psichici del burnout sono:
Senso di fallimento o di scarsa autostima
Sentirsi senza speranza, intrappolato o sconfitto
Sensazioni di distacco dal proprio lavoro
Perdita della motivazione
Ridotta soddisfazione e senso di realizzazione
Stato di costante tensione e irritabilità
Cinismo
Sintomi comportamentali del burnout
I più comuni sintomi comportamentali del burnout sono:
CONTATTACI
Per maggiori informazioni su ricoveri e prestazioni ambulatoriali
Richiedi informazioni
Rinuncia a prendersi delle responsabilità
Procrastinazione e ridotta produttività
Utilizzo di cibo, alcol o sostanze per gestire i sintomi emotivi
Parlare frequentemente agli altri delle proprie frustrazioni
Assenteismo sul lavoro
Cosa fare se si pensa di essere in burnout?
Generalmente quando si iniziano ad avvertire i primi sintomi del burnout la prima risposta è quella di cercare di scacciare le sensazioni di stanchezza e di esaurimento facendo leva sulla forza di volontà. Questo tentativo però, tendenzialmente, peggiora la situazione.
Per affrontare il burnout è necessario modificare il proprio stile di vita e il proprio modo di vivere il lavoro. Alcuni consigli pratici sono:
Migliorare le relazioni sul posto di lavoro: avere relazioni più positive sul posto di lavoro, con colleghi, superiori e sottoposti riduce il rischio di burnout e aiuta a gestirlo.
Trovare equilibrio tra vita privata e vita professionale: una vita dedicata completamente al lavoro aumenta il rischio di burnout. Trovare altre fonti di soddisfazione (nelle relazioni interpersonali, in un hobby, nel volontariato etc.) aiuta a vivere più serenamente anche il lavoro.
Riposarsi: andare in ferie, svagarsi, dedicare il giusto tempo al riposo sono spesso antidoti importanti per il burnout.
Fare attività fisica: l’attività fisica regolare è un ottimo strumento di gestione dello stress.
Quando la sintomatologia del burnout è significativa è opportuno rivolgersi ad un professionista competente in materia. L’aiuto professionale può infatti aiutare a comprendere meglio il problema e a sviluppare gli strumenti utili per affrontarlo.
La mindfulness per affrontare il burnout
Un importante strumento che ha mostrato di essere efficace nel prevenire il burnout in professionisti sanitari è la pratica della mindfulness. La mindfulness è una forma di meditazione orientale che viene impiegata da tempo per la gestione di stati di ansia, stress e numerose altre problematiche psicologiche.
Recenti studi hanno dimostrato che la pratica della mindfulness può essere efficace nella prevenzione del burnout in medici, infermieri, OSS e altri operatori delle professioni d’aiuto (Lamothe et al., 2016).
Burn out?!?! Che vol di'??? Che brucin fora dallo spidale? Ni dan foco o si dan foco da se!?!?
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