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  • 12/09/2023 14:46

Cara scuola


Lucca 12.09.23 - A pochi giorni dall’inizio della scuola molte famiglie si trovano a fare i conti con l’aumento di oltre il 17% in tre anni (fonte Altroconsumo) dei prezzi di quanto è necessario per affrontare il nuovo anno scolastico e con i “contributi volontari” richiesti dalle scuole per il loro  corretto funzionamento, fondi che invece dovrebbero essere garantiti dallo Stato.

L’elenco è lungo e comprende libri e dizionari, penne e quaderni, album, compassi e molto altro. Tutto materiale indispensabile che ha avuto un aumento per molte famiglie difficilmente sostenibile.

Spesso le case editrici mettono in commercio nuove versioni di testi usciti pochi anni prima che presentano cambiamenti solo nella grafica o nelle integrazioni scaricabili dalla rete. E’ proprio necessario proporre/imporre una nuova edizione sostanzialmente identica alla precedente o è un modo per limitare l’uso dei libri usati? Le difficoltà legate a questo fenomeno sono solo in parte mitigate dai libri “regalati” dai rappresentanti  delle case editrici alle “banche del libro” presenti in molte scuole che danno in comodato gratuito i testi ai ragazzi che hanno difficoltà economiche.

Accanto ai libri e al materiale di cancelleria ci sono gli strumenti elettronici (per esempio computer e tablet) che ormai fanno parte, o dovrebbero far parte, del bagaglio di ogni studente che frequenta almeno la scuola secondaria. Anche questi hanno avuto un forte aumento giustificabile solo in minima parte con la loro evoluzione tecnologica.

Tra qualche giorno poi arriverà la richiesta da parte delle scuole di un “contributo volontario” per acquistare materiale di facile consumo indispensabile per le attività previste, visto che i soldi dati dallo Stato alle scuole sono sempre meno e destinati prevalentemente all’acquisto di dispositivi elettronici di cui in certi ordini di scuola (la scuola dell’Infanzia e i primi anni di scuola primaria) si potrebbe tranquillamente fare a meno.
Molte scuole del primo ciclo richiedono alle famiglie materiale didattico come pennarelli e carta per svolgere attività alle quali anche molti insegnanti contribuiscono personalmente mettendo mano al proprio portafoglio (e si parla di materiale “minimo”).

Al rientro in classe molti studenti troveranno nuove lavagne di ultima generazione comprate con i fondi del PNRR e banchi vecchi, con il piano di scrittura e i bordi che raccontano che i loro padri si sono dedicati a intensi lavori di incisione e traforo ignari che su quei banchi avrebbero studiato anche i loro figli. Per gli arredi scolastici di base, di competenza di Comuni e Province, le disponibilità economiche sono sempre meno e i tempi di attesa sempre più lunghi probabilmente perché fa più scena comprare nuovi strumenti elettronici che banchi nuovi.

I fondi destinati all’Istruzione Pubblica da parte dello Stato, sempre troppo pochi, andrebbero anche spesi meglio e per ciò che realmente è necessario senza inseguire le mode o le ultime novità, mirando a quello che è il vero scopo della scuola, contribuire a formare i cittadini dell’oggi e del domani.
Caro Stato come vedi la cara Scuola sta diventando un po’ troppo “cara” per le tasche di tanti italiani, i costi aumentano più degli stipendi e far studiare un figlio sta diventando un lusso anche per molte famiglie che ne riconoscono l’importanza (purtroppo non per tutte è così). 

La scuola deve essere considerata un bene primario al pari di pane e pasta e tutto ciò che è necessario alla sua frequenza deve avere un  costo calmierato e accessibile a tutti visto che lì si prepara il futuro di tutti noi.

Stefano Braccini
Sinistra Italiana Lucca

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