ENNESIMO OMICIDIO SUL LAVORO A LUCCA: ECCO PERCHE’ LE MORTI E GLI INFORTUNI SUL LAVORO AUMENTANO !
Di Umberto Franchi
Si chiamava Luca Giannecchini ,aveva 52 anni lasica moglie e
due bimbi piccoli di 5 e 2 anni. E’ morto perché gli è franato terra e
catrame addosso mentre in un fossato cercava di ripristinare una
fognatura.
Ora, ci saranno le condoglianze, ma diranno che è stato un
“incidente sul lavoro” una “brutta fatalità”... mentre credo che si
tratti dell’ennesimo omicidio sul lavoro!
La prima cosa che dobbiamo chiedere riguarda che tipo di
formazione, informazione, addestramento ha avuto il Giannecchini per
poter svolgere quel lavoro a rischio? Che tipo di prevenzione alla
fonte è stata effettuata per evitare ogni possibile crollo?... ed allora
penso che probabilmente la responsabilità sta nel fatto che niente è
stato fatto in termini formativi, ne tanto meno in termini di
prevenzione da ogni possibile rischio incidente.
Secondo i dati INAIL nel primo trimestre del 2024 (31 marzo
2024) , i morti sul lavoro sono stati n. 184. La media dei morti
continua ad essere di tre al giorno per 365 giorni ... una vera
tragedia.
Per affrontare la sicurezza nei luoghi di lavoro, spesso
vengono effettuati protocolli di intesa tra le OO.SS. i rappresentati
dei datori di lavoro e le istituzioni locali, appelli ai datori di
lavoro che di norma non servono a niente...
ed anche l’incremento che viene richiesto di più controlli
nei luoghi di lavoro , da parte degli Ispettori dell’Inail, Inps e del
lavoro, sono soltanto dei palliativi (anche se andrebbero fatti) .
MA PERCHE’ LO STILLICIDIO DEI IMORTI E GLI INFORTUNI SUL LAVORO SONO IN CONTINUA CRESCITA ?
LA RISPOSTA VA ARTICOLATA COME SEGUE:
- La prevenzione degli infortuni sul lavoro viene
effettuata in base ad una legge che si chiama “Testo Unico Sulla
Sicurezza” (ex legge n. 626). La quale prevede un sistema di
partecipazione sostanzialmente corporativa, attraverso la valutazione
dei rischi esistenti in azienda ed il programma di interventi,
coinvolgendo 4 figure: il Rappresentante dei lavoratori RLS; il
Responsabile alla prevenzione e sicurezza dell’azienda SPP; il Medico
Competente; il Datore di Lavoro;
- Negli incontri annuali per fare la valutazione dei rischi
esistenti tra i quattro soggetti sopra menzionati , di norma il
Rappresentante de lavoratori (RLS) è alla “mercede” degli altri soggetti
legati all’interesse dell’azienda : Datore di Lavoro proprietario
dell’azienda, Responsabile alla sicurezza (SPP) dipendente pagato
dall’azienda , Medico competente pagato dall’azienda. Nella sostanza
la valutazione dei rischi viene fatta in modo burocratico per adempiere
ad un obbligo di legge, in base a quanto sostengono il Responsabile
alla Sicurezza, il medico competente, il Datore di Lavoro con i
Rappresentante dei Lavoratori che è sempre in minoranza e si adegua a
ciò che gli viene detto dagli altri interlocutori .
- Quello che manca è il coinvolgimento di tutti i
lavoratori nella valutazione dei rischi esistenti in ogni reparto o
gruppo di lavoro omogeneo , affinché siano essi a dare al loro
rappresentante ( RLS ) le indicazioni soggettive sui rischi reali
esistenti, che molto spesso, oltre che la mancanza di accorgimenti
tecnici di prevenzione sugli impianti, i rischi dipendono dalla qualità
dei processi produttivi ed organizzativi;
- Infatti se andiamo a verificare i motivi degli infortuni e dei morti sul lavoro ci accorgiamo che essi
non sono “incidenti” sul lavoro , ma sono morti sostanzialmente
programmate da una organizzazione capitalista del lavoro, che ha
messo al suo centro il risparmio di tutti i costi compresi quelli della
prevenzione, formazione, informazione, addestramento ... al solo fine
di fare più profitti. Possiamo verificare con certezza che “gli
incidenti” avvengono in stragrande maggioranza a causa dei carichi di
lavoro aumentati, della mancanza di organici, a causa degli
straordinari, soprattutto tra i lavoratori precari, tra i dipendenti
delle ditte in appalto e subappalto e false cooperative.
Occorre quindi constatare , che oggi non basta andare a
definire in modo burocratico ogni anno la valutazione dei rischi
riempiendo un apposito verbale al fine, non di effettuare la
prevenzione da possibili incidenti ,ma solo per non fare prendere multe
all’azienda in caso di ispezione da parte degli Ispettorati del lavoro.
Esiste un fatto culturale e di potere economico , con la
maggioranza delle imprese che adottano un modello di organizzazione del
lavoro flessibile e precario , SOPRATTUTTO NELL’EDILIZIA. In Italia ci
sono settori, come ad esempio la cantieristica navale, dove per ogni
lavoratore fisso , ve ne sono almeno due precari assunti a tempo
determinato, spesso attraverso contratti pirata e pagati con pochi euro
senza nessuna formazione, informazione ed addestramento sui rischi
esistenti e costretti ad accettare ogni tipo di lavoro a rischio nonché
tutte condizioni vessatorie, perché se reclamano vengono subito
licenziati.
Ora in Italia continuano ad esservi 45 forme di lavoro
precari in base ad una legge detta “Biagi” del 2003 ed inoltre è stato
anche cancellato l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori.
Dobbiamo quindi capire (a partire dalle Organizzazioni
Sindacali) che l’aumento continuo degli infortuni è strettamente legato
ad un modello di sviluppo distorto con al centro la ricerca del massimo
profitto scontando migliaia di morti sul lavoro.
Le imprese giustificano questa loro barbara logica, come
necessità per essere più competitivi nella globalizzazione sui
mercati mondiali... ma non è così : in verità la competitività delle
imprese sui mercati, si misura proprio dalla capacita di effettuare
“Investimenti Alti” innovativi ed investimenti intensi anche sulla
sicurezza... ma la maggioranza dei datori di lavoro pensano solo di
fare nell’immediato più profitti, ed ad investire i propri capital in
attività finanziarie speculative senza rischio di impresa.
A mio parere Il punto vero per ridurre gli
infortuni e morti sul lavoro , sta nel fatto che occorre ripartire dalla
contrattazione dell’organizzazione del lavoro, degli orari di lavoro,
degli investimenti da effettuare, del come e del per cosa si
lavora...con il rifiuto del lavoro a rischio...Non serviranno a niente
ne i controlli ispettivi e nemmeno altre leggi... Per questo è
necessario fare la valutazione dei rischi esistenti che riparta dalla
soggettività operaia...dal riempimento dei questionari da parte dei
gruppi omogeni. per dopo contrattare gli organici necessari, gli orari
di lavoro, gli investimenti alla prevenzione sugli impianti e
nell’ambiente, la formazione informazione addestramento di chi lavoro e
di chi dirige l’azienda.
Occorre quindi che siano le Organizzazioni Sindacali a
sviluppare un movimento che come negli anni 70 riparta dalla
soggettività operaia... per dopo fare la contrattazione necessaria
utilizzando gli scioperi necessari.
Occorre anche abolire tutte le leggi che creano il lavoro
precario a partire dalla legge n. 30 “Biagi” e ripristinare l’art. 18
dello Statuto dei Lavoratori
Non dimentichiamo mai , che l’art. 32 della Costituzione
sostiene che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto
dell’individuo ed interesse della collettività... mentre l’art. 41
sostiene che l’iniziativa economica non può svolgersi in contrasto con
l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla
libertà, alla dignità umana.
Umberto Franchi già Dirigente Sindacale CGIL , anche ex
responsabile FIOM Toscana per la prevenzione e sicurezza nei luoghi di
lavoro
Lucca 21 marzo 2024