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EMERGENZA CONTAMINAZIONE DA PFAS: LA REGIONE TOSCANA DEVE IDENTIFICARE LE AZIENDE RESPONSABILI DELLA CONTAMINAZIONE DELLE ACQUE DEI NOSTRI FIUMI
La contaminazione da PFAS nel nostro paese è allarmante. La Regione ed il governo nazionale devono assumerla come una emergenza ambientale grave che mette a rischio la salute dei cittadini. I PFAS sono un gruppo di migliaia di sostanze chimiche di sintesi prodotte dalle industrie, ancora oggi ampiamente usate perché in Italia non esiste una legge che ne vieti la produzione e l'utilizzo. Hanno trovato ampia applicazione perché idrorepellenti, stabili e resistenti alle alte temperature (recipienti antiaderenti, prodotti e tessuti per arredamento e abbigliamento, imballaggi alimentari, cosmesi, ecc. ecc.) Se disperse nell’ambiente queste sostanze si degradano in tempi lunghissimi, tanto da essere chiamate “inquinanti eterni”. Il loro uso massiccio ha permesso ai PFAS di invadere ogni angolo del globo: dalle vette remote più incontaminate fino ai poli, dagli animali marini come i cetacei a ecosistemi lontani dalle attività dell’uomo, dalla pioggia fino all’acqua di rubinetto delle nostre case.
Le persone in tutta Europa sono esposte ai PFAS attraverso gli alimenti, l'acqua potabile, l’aria, numerosi prodotti di consumo e i materiali presenti nelle nostre case e nei luoghi di lavoro. Nel corpo umano queste sostanze sono state trovate nel sangue, nelle urine, nella placenta, nel cordone ombelicale e persino nel latte materno.
L'esposizione ai PFAS è associata a una serie di effetti negativi sulla salute: problemi alla tiroide, danni al fegato e al sistema immunitario, riduzione del peso alla nascita dei neonati, obesità, diabete, elevati livelli di colesterolo e riduzione della risposta immunitaria ai vaccini, diabete gestazionale, impatto negativo sulla fertilità, oltre che alcune forme tumorali come il cancro al rene e ai testicoli. Sono le persone fragili, i bambini e le donne incinte a pagare il prezzo più alto.
La situazione in Toscana è allarmante, dai dati raccolti nel 2022 da Arpat, i Pfas sono presenti nel 76% delle acque superficiali, nel 36% delle acque sotterranee e nel 56% dei campioni di biota (animali) monitorati. Tra i fiumi interessati dalla contaminazione ci sono l’Arno, l’Ombrone e il Serchio, le aree più interessate sono quelle dei diversi distretti industriali: il cartario lucchese, quello tessile di Prato, florovivaistico di Pistoia e conciario di S. Croce.
Sinistra Italiana chiede che la Regione si mobiliti per identificare le aziende responsabili dell’inquinamento da PFAS, presenti nei diversi corsi d’acqua nelle diverse zone della nostra regione.
Insieme ai PFAS deve essere monitorata anche la presenza delle microplastiche perché, considerata la loro pericolosità, devono necessariamente rientrare tra i criteri di valutazione sullo stato di salute delle nostre acque interne e quindi da inserire nella direttiva quadro acque così come avvenuto per la direttiva Marine Strategy.
Il governo sulla materia è latitante, l’urgenza di un intervento legislativo per vietare l’utilizzo dei PFAS, nemmeno è entrato nel dibattito politico istituzionale, nonostante che nella maggior parte dei settori industriali, esistano da anni alternative più sicure a queste sostanze. Le aziende continuano a utilizzarli, continuando, impunemente, a inquinare e a mettere a rischio la nostra salute. Nei mesi scorsi cinque nazioni europee hanno chiesto di vietare l’uso e la produzione di queste sostanze. L’Italia è il Paese teatro del più grave caso di contaminazione nel continente Europeo, in alcune aree del Veneto, ma il Governo continua a non intervenire, abbandonando la popolazione agli effetti dell’inquinamento da PFAS, compromettendo la nostra salute e quella delle future generazioni.
Eugenio Baronti
Responsabile Ambiente Segreteria regionale Toscana di Sinistra Italiana
Le cartiere esistenti nella zona di Capannori , porcari, inquinano, le polveri sottili provengono dalle loro ciminiere, inutile non accendere caminetto fermare i diesel, tutte cazzate.
Anonimo - 12/04/2024 12:22FANTOZZI (FDI): GRAZIE ...
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