Bravo sindaco
Alla fine Lucca ha cambiat ...
Appello della Prof.ssa Nicoletta Ferrucci alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Lucca e Massa Carrara sul taglio dei cinque lecci del giardino di villa Bottini
Intervengo da tecnico, come Professore universitario Ordinario di Diritto forestale e dell’ambiente, sulla questione relativa al taglio dei cinque lecci collocati all’interno del giardino di Villa Bottini. Sono stata informata del diniego manifestato dalla Soprintendenza lucchese alle soluzioni alternative mirate al rifacimento del muro di cinta del giardino conservando gli alberi, a lei prospettate dalla Amministrazione Comunale di Lucca, la quale ha in modo illuminato e meritoriamente deciso di confrontarsi con esperti della materia. Quel diniego sembra aprire come unica prospettiva percorribile il taglio di quegli esemplari arborei che sono indiscutibilmente patrimonio ambientale, paesaggistico e culturale di immenso valore.
Un valore stimabile mediante i criteri dell’estimo ambientale attraverso i quali potrà quantificarsi il danno ambientale che l’eliminazione dei lecci provocherà, configurando, se la ristrutturazione del muro con taglio dei lecci sarà sostenuta finanziariamente da fondi PNRR, violazione delle indicazioni del Next Generation UE che impongono di utilizzare i fondi del PNRR senza creare danni all’ambiente
Mi permetto dunque di invitare la nostra Soprintendenza ad una costruttiva riflessione sull’evoluzione delle norme che ormai da lungo tempo hanno equiparato la monumentalità vegetale alla monumentalità del costruito; quei cinque lecci, per la loro vetustà, dimensioni, configurabilità come habitat di specie, collocazione all’interno di un giardino storico, presentano tutti i requisiti richiesti dal legislatore per essere qualificati come “monumentali” e, dunque, nella sostanza, anche in assenza, ad oggi, di un loro formale riconoscimento come tali, esigono cautela nel procedere al relativo taglio, tendenzialmente escluso dal legislatore per gli alberi monumentali e ammesso solo in circostanze eccezionali e in assenza di soluzioni alternative.
E ritengo imprescindibile porre l’attenzione anche sul ruolo che quei cinque lecci rivestono come nicchia preziosa di verde urbano per la nostra città: imporne il taglio significa agire in senso contrario alle indicazioni e prescrizioni pressanti e univoche del legislatore europeo e nazionale che riconoscono alla tutela e incremento della vegetazione arborea all’interno delle città il ruolo di elemento cardine delle misure mirate a limitare il surriscaldamento globale, foriero di devastanti conseguenze climatico ambientali che incidono pesantemente anche sulla salute umana. I dati univoci della più autorevole letteratura scientifica ci hanno ampiamente dimostrato che oggi è imprescindibile operare scelte che si pongano al di fuori della moderna ottica del One Health, dove la tutela della biodiversità, i cambiamenti climatici, l’inquinamento sono fattori strettamente interdipendenti tra loro, e influiscono a vicenda l’uno sull’altro, inducendo nella loro sinergia conseguenze significativamente negative sulla salute umana.
Penso infine che sia da ponderare una ulteriore sfaccettatura della questione: non pensiamo di uscire dall’impasse creato dall’atteggiamento di chiusura alle alternative proposte dalla Amministrazione comunale, prospettando la piantagione di nuovi alberi nel giardino di Villa Bottini, al posto dei lecci tagliati: un’ampia messe di letteratura scientifica dimostra che saranno necessari decenni e decenni prima che quelle nuove piante possano erogare servizi ecosistemici di entità analoga a quella dei cinque esemplari di lecci secolari.
Confido che queste mie osservazioni possano essere di una qualche utilità per indurre la Soprintendenza ad un ripensamento sui confini della questione.
Ringrazio dell’attenzione
Nicoletta Ferrucci
Lucca. 26 Ottobre 2022
Cara Professoressa, se si dovessero considerare come "monumentali" quei lecci lì, allora, solo in provincia di Lucca avremmo, automaticamente, almeno 10.000 (e non esagero) alberi monumentali, dal che discenderebbe il blocco di un gran numero di lavori e di utilizzazioni forestali, con gravi danni economici ed ambientali. I lecci in questione, vecchi si, ma non monumentali, non sono altro che polloni che componevano un'antica siepe. La siepe è stata abbandonata, i polloni son cresciuti e hanno cominciato a lesionare un muro del XVI secolo. Il crollo del muro, oltre a poter ammazzare qualcuno, costituirebbe un danno notevole al patrimonio monumentale. Spostando il muro, con lo spreco di soldi di tutti, non si risolverebbe un bel nulla. Infatti, se quei lecci lì avranno un minimo di salute, tra qualche decennio, con la crescita del fusto e dell'apparato radicale, finirebbero per lesionare anche il muro spostato. Spero sia chiaro che un leccio può arrivare a circonferenze del fusto anche di oltre cinque metri. A pochi centimetri da un muro alberi di grandi dimensioni non possono e non debbono essere piantati. Chi ha messo lecci e tassi (ci sono anche quelli) accanto al muro aveva la precisa intenzione di gestirli come siepi. L'abbandono di tali siepi, nel caso dei tassi, che crescono poco, ha per ora creato pochi problemi; diverso è per i lecci. Invito dunque la Soprintendenza a tener duro ed a imporre l'abbattimento, in mancanza del quale si creerebbe un precedente gravissimo e che, lo ripeto, porterebbe potenzialmente al blocco di molti lavori ed a danni gravi.
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