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  • 23/07/2024 10:55

Il marmo della Duchessa

di Bernardo Iovene Il marmo di Carrara, una risorsa dal valore incalcolabile, ha lasciato un'impronta devastante sull'ambiente. Il marmo di Carrara è una risorsa dal valore incalcolabile, ma il suo sfruttamento ha lasciato un'impronta devastante sull'ambiente e ha generato conflitti secolari riguardo alle concessioni. Ancora oggi, la diatriba è su una frase contenuta nell’editto di Maria Teresa Cybo Malaspina, Duchessa di Massa Carrara che, nel lontano 1751, concedeva ai possessori delle cave un presunto diritto perpetuo di estrazione e di proprietà. I tentativi del comune e della Regione Toscana di normare la situazione non hanno prodotto risultati, se non ricorsi e cause civili che hanno visto prevalere gli imprenditori, che a tutt’oggi possiedono il 30% delle cave di Carrara, non pagano la concessione, creando un danno al comune di 4 milioni di euro l’anno. Di recente, gli imprenditori che gestiscono il restante 70% delle cave hanno firmato una convenzione con il comune, obbligati dalla legge regionale del 2015, che prevede gare pubbliche ogni 25 anni ma solo dal 2042. E il giorno successivo alla firma, gli stessi imprenditori hanno avviato azioni legali per rivendicare il presunto diritto perpetuo menzionato nell'Editto del 1751. È una storia infinita, che si svolge in un territorio dove le imprese del settore traggono guadagni milionari con un numero esiguo di dipendenti e margini di profitto che superano il 50% del fatturato. Un’anomalia assoluta in ambito industriale dove le aziende normalmente hanno un margine di profitto molto inferiore.

I commenti

Non è contestabile che la Duchessa disponesse dei beni demaniali e potesse farne quel che voleva, per cui il motu proprio è valido. Se la Duchessa ha all'epoca ceduto la proprietà, allora i beni sono stati sdemanializzati e sono di proprietà delle aziende marmifere. Questo però non vale per il diritto di estrazione. Nel quadro normativo italiano infatti l'estrazione di quello che è nel sottosuolo (ed il marmo affiora a malapena, ma è di fatto nel sottosuolo) avviene in concessione. Nel quadro legislativo italiano non si può detenere la proprietà del sottosuolo, per cui, sotto il profilo dell'estrazione, l'atto della Duchessa Cybo Malaspina non ha più alcun effetto. Concludendo le aziende sono proprietarie del suolo e di quel che ci sta sopra (per esempio gli alberi o le costruzioni), ma non del sottosuolo e dunque neanche della possibilità di estrarne il marmo.

Anonimo - 24/07/2024 01:46

Con la Restaurazione, dopo il Congresso di Vienna, Napoleone, i Carbonari, Mazzini e Garibaldi ...'un c'han mica pensato...tanto meno il più che democristiano volpino acuto Fanfani...Lui sì, ha fatto le famose 'case Fanfani'...ma le 'cave Fanfani'! Oh suvvia!
....Figuriamoci poi oggi i lobbisti da quattro miliarducci....
No! No!
La Duchessa è sempre la Duchessa!
Esiste ancora anco la strada...
Iolai!

... - 23/07/2024 12:52

si danno le concessioni pluriennali senza gara - anzi con un sacco di soldi in contributi - al circo della musica
dove sta la differenza?

anonimo - 23/07/2024 11:11

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