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  • 19/08/2025 23:54

Quando sul Fillungo si faceva la vasca

LUCCA – Negli anni Ottanta e Novanta il Fillungo era il teatro della gioventù lucchese. Non servivano cellulari né appuntamenti: bastava infilarsi nella via e iniziare a camminare. “Fare la vasca” era un rito collettivo, un andare su e giù senza fine, con la certezza di incontrare amici, compagni di scuola, simpatia o magari un nuovo amore. Il Fillungo diventava così una passerella. I motorini – Ciao, Sì, Vespa – erano allineati nelle traverse, tirati a lucido come gioielli. I ragazzi indossavano giubbotti di pelle o piumini colorati, le ragazze jeans a vita alta, Timberland e zainetti Invicta. Le vetrine illuminate facevano da cornice, e davanti a certi negozi – la Standa, i dischi, le paninoteche – ci si fermava immancabilmente a fare capannello. Il sabato sera la via era un fiume umano lento, ordinato, rumoroso. Nessuno aveva fretta, anzi: il bello stava proprio nel trascorrere il tempo tra una chiacchiera e una risata, avanti e indietro, come se quel movimento continuo fosse l’essenza stessa della socialità. Negli anni 2000 la vasca resisteva ancora, ma qualcosa stava cambiando. Al posto degli zainetti spuntavano i primi cellulari con fotocamera, i motorini si facevano scooter e le mode guardavano sempre più all’America. Eppure, nonostante le novità, la tradizione sopravviveva: gruppi di ragazzi continuavano a fare su e giù, con la stessa voglia di incontrarsi e di farsi vedere, anche se ormai i messaggi sul telefonino iniziavano a sostituire il passaparola. “Fare la vasca” significava esserci, sentirsi parte della comunità, condividere un momento semplice eppure fondamentale. Oggi quell’abitudine è quasi scomparsa, sostituita dai social e da altri luoghi di ritrovo. Ma per chi l’ha vissuta, resta la nostalgia di quelle serate in cui bastava una camminata sul Fillungo per sentirsi vivi, giovani e dentro al cuore della città.

I commenti

Esiste un sito ganzo dove ci sono vecchie foto e personaggi Fillungo

https://www.anfiteatro.it/fillungo/

X girl - 21/08/2025 15:12

Peccato che quei giovani si siano formati male ed abbiano ridotto la citta' come la vedete adesso e rimpiangente. Anni 80 e 90.....mah, sarete voi adesso a gestire ristoranti e bar e botteghe lasciate in eredita' dai vostri genitori, o sono tutti nuovi arrivati ?

Anonimo - 21/08/2025 13:00


Via Fillungo non è solo la strada più lunga del centro di Lucca. È un fiume umano che da secoli scorre tra botteghe, torri e portoni. Non la si attraversa: la si interpreta. Chi la percorre diventa parte di uno spettacolo collettivo fatto di passi, sguardi e piccoli rituali quotidiani.

C’era un tempo in cui la sera non servivano né locali alla moda né schermi luminosi. Bastava fare la “vasca”: avanti e indietro, da un capo all’altro, fingendo di osservare le vetrine, ma in realtà tenendo d’occhio chi passava. Era un gioco sottile di occhi e sorrisi, fatto di attese, di saluti trattenuti, di parole lasciate cadere a metà.

Ogni teatro ha le sue maschere, e il Fillungo non faceva eccezione.

Il Cantastorie da Marciapiede – Con una chitarra stonata e tre accordi in croce, riempiva l’aria di ballate improvvisate. Più che le canzoni, restava impressa la sua ostinazione a suonare fino a notte, come se la musica fosse un modo per non arrendersi.

La Filosofa delle Mura – Camminava lenta, sigaretta tra le dita e pensieri che sembravano più grandi della città. Chi si fermava a parlarle riceveva aforismi e massime, spesso incomprensibili, ma che il giorno dopo suonavano come verità assolute.

Il Cronista Tascabile – Sempre con un quaderno sgualcito in tasca, annotava dettagli che per altri non contavano nulla: un litigio per un gelato caduto, un bacio rubato in fretta, un anziano che si toglieva il cappello davanti a una chiesa chiusa. Forse nessuno ha mai letto quelle pagine, ma tutti ne hanno fatto parte.

La Regina Silenziosa – Stava sempre lì, appoggiata a un portone antico. Non parlava quasi mai, ma bastava il suo sguardo a dare la sensazione che la strada ruotasse intorno a lei. C’era chi giurava che sapesse ogni segreto, solo osservando chi passava.

Il Fillungo cambia, certo: vecchie botteghe scomparse, nuove insegne luccicanti. Ma sopra le vetrine moderne ci sono ancora le finestre storte, i muri segnati, i balconi arrugginiti. Sono rughe di pietra, e come nei volti veri, più che nasconderle, danno profondità.

Di sera, quando il viavai si placa e i lampioni fanno brillare il selciato, sembra quasi che la via restituisca le voci accumulate durante il giorno. Ogni passo ha un’eco, e quell’eco è fatta delle risate, dei segreti, dei sospiri che l’hanno attraversata.

Il Fillungo è un palcoscenico senza sipario, dove tutti recitano senza saperlo. Non ci sono applausi né fine spettacolo, solo la certezza che domani, sulle stesse pietre, altri passi inventeranno nuove storie.

mario - 21/08/2025 12:39

e poi davanti all'ex upim a sedere e chiaccherare a giornate avevo 18 anni

18 anni avevo - 21/08/2025 11:08

Bei ricordi, anche io facevo le vasche. Avevo un ciao bianco, lo parcheggiavo in piazza della pupporona e poi via a fare le vasche. Immancabile anche la merenda con la focaccia del Giusti e la bevuta d'acqua alla fontana.

Anonimo - 21/08/2025 09:34

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