• 4 commenti
  • 11/10/2025 17:18

Il gruppo consiliare del ViceSindaco sostiene l'iniziativa xenofoba promossa da 3 formazioni neofasciste.

La chiamano "remigrazione", intendendo con questo termine fumoso una deportazione di massa nei paesi di origine. Stiamo parlando della Lega e, soprattutto dei gruppi neofascisti CasaPound, Rete dei Patrioti e Veneto Fronte Skinheads (un'organizzazione che fa riferimento ai movimenti skinhead neonazisti), promotori di una raccolta firme per la presentazione di una legge di iniziativa popolare sul tema in questione. Oggi (10 ottobre), il canale Telegram CasaPound Italia ha pubblicato un post con i nomi di 27 Consiglieri comunali che aderiscono al Comitato promotore di Remigrazione, "pronti a sottoscrivere la proposta di legge, quando verrà lanciata ufficialmente". Tra i nomi, figurano 3 lucchesi: Lorenzo Del Barga, Andrea Barsanti e Gino Simi di Difendere Lucca, ossia l'intero gruppo consiliare che fa riferimento al ViceSindaco Fabio Barsanti. link https://www.facebook.com/profile.php?id=100091905043396

I commenti

Quando un ratto fugge dalle fogne e magari finisce per trovare un qualche incarico istituzionale non è che diventa improvvisamente un'aquila...resta un ratto.

anonimo - 13/10/2025 17:07

Vent’anni di occupazione, vent’anni di complicità. Perché CasaPound è ancora lì

Da oltre vent’anni un palazzo dello Stato, in via Napoleone III a Roma, è occupato abusivamente da CasaPound. Non una famiglia sfrattata, non un’emergenza sociale, ma un’organizzazione politica che ha fatto dell’illegalità la propria bandiera e della minaccia la propria garanzia.
Dal 27 dicembre 2003 quello stabile, di proprietà del Demanio e destinato al MIUR, è diventato il quartier generale del cosiddetto “fascismo del terzo millennio”. Vent’anni di stanze e manifesti, di raduni e passerelle, senza pagare un euro, mentre lo Stato accumulava un danno erariale certificato dalla Corte dei Conti in oltre 4,6 milioni di euro. La stessa magistratura contabile ha parlato di “pachidermica inerzia” del Demanio e del MIUR: due decenni di immobilismo che hanno trasformato un abuso in normalità.
Ma normale non è. Perché CasaPound non si è limitata a occupare: ha minacciato. Quando la Guardia di Finanza provò ad entrare, risposero: “Se entrate sarà un bagno di sangue”. Una dichiarazione di guerra allo Stato, lasciata cadere nel silenzio.
Nel 2023 il tribunale di Roma ha condannato dieci militanti, compresi i leader Simone Di Stefano e Gianluca Iannone, a due anni e due mesi per occupazione aggravata, ordinando la restituzione dell’immobile e un risarcimento al Demanio. Sentenza chiara, limpida: occupazione illegale, responsabilità accertate. Eppure lo stabile è ancora lì, con il pub aperto e il balcone pronto per la propaganda.
Perché? Perché lo sgombero non arriva. Perché governi di ogni colore hanno trovato scuse per non intervenire. Perché oggi c’è un ministro della Cultura che, invece di pretendere il ripristino della legge, afferma che non serve sgomberare “se CasaPound si allinea alla legalità”.
Quale legalità? Vent’anni di occupazione abusiva, milioni sottratti, minacce di sangue, condanne penali. Non c’è nessun allineamento allo Stato di diritto: c’è l’allineamento tra neofascismi. Quello di CasaPound, che si proclama fascista del terzo millennio, e quello della fiamma tricolore che oggi siede al governo.
Il filo nero è evidente: complicità. Complicità di chi ha chiuso gli occhi, di chi ha finto di non vedere, di chi oggi piega le parole per proteggere l’illegalità dei propri camerati. Non è solo una questione di sgombero: è una questione di democrazia. Ogni giorno che CasaPound resta dentro via Napoleone III è un giorno in cui la Repubblica nata dalla Resistenza viene tradita.
E che un ministro con l’aquila tatuata sul petto parli di legalità riferendosi a un gruppo di neofascisti è l’ennesima offesa. La legalità non si tatuata: si pratica. È una scelta, un atto politico, un dovere istituzionale. La giustizia su CasaPound ha già parlato. Tocca allo Stato, se vuole davvero non restare ostaggio dei fascisti, smettere di essere complice e far valere la legge.

articolo 21

x - 13/10/2025 12:10

...se non avessero aderito. Sono neofascisti dichiarati e si comportano per quello che sono.

anonimo - 12/10/2025 04:13

Dopo l’annuncio di qualche settimana fa della nascita del comitato Remigrazione e Riconquista, costituito su iniziativa di diversi movimenti identitari, arrivano le prime adesioni anche a livello istituzionale.
Sono 27 i primi consiglieri comunali ad aderire e pronti a sottoscrivere la proposta di legge, quando verrà lanciata ufficialmente:
Gino Tornusciolo eletto a Grosseto;
Lorenzo Del Barga, Gino Simi e Andrea Barsanti a Lucca; Salvatore Ferrara e Francesca Frigerio a Laino (CO);
Jacopo Massetti a Collebeato (BS);
Matteo Totò a Ospitaletto (BS);
Roberto Gatta Zini a Gussago (BS);
Giacomo Melosi a Pescia (PT);
Matteo Magrini a Monsummano Terme (PT);
Claudia Pagliariccio a L’Aquila;
Andrea Nulli a Todi (PG);
Saverio Andreani a Trevi (PG);
Jacopo Polidori a Vallerano (VT);
Liborio Marasca ad Anguillara Sabazia (RM);
Riccardo Frattini a Corteolona e Genzone (PV);
Giorgio Magi ad Osimo (AN);
Pasquale Soru a Pian di Meleto (PU),
Andrea Mantovani a Tortona (AL);
Francesca Di Bernardo a Casale Monferrato (AL);
Domenico Larnè a Galliate (NO);
Andrea Carrara a Roccabianca (PR);
Innocenzo Di Leo a Grassano (PZ);
Alessandro Brini a Pontedera (PI);
Maurizio Puglisi Ghizzi e Massimo Trigolo, consiglieri di quartiere a Bolzano.

La nostra è un’iniziativa propositiva e trasversale. È quindi significativo che solo dopo alcuni giorni dal lancio del comitato arrivino le prime adesioni di rappresentanti istituzionali.

Vogliamo che la remigrazione entri nel dibattito politico e non sia una parola tabù.
Il sostegno di consiglieri eletti può dare forza a una proposta programmatica che è assolutamente concreta e attuabile.

Links
https://www.facebook.com/remigrazioneericonquista

Scoglions Club - 11/10/2025 20:42

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