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  • 27/11/2025 09:21

POTERE AL POPOLO IN PIAZZA COI SINDACATI DI BASE VENERDÌ 28 NOVEMBRE


Il movimento sostiene lo sciopero generale e partecipa al corteo di venerdì con concentramento alle 9.30 in piazza del Giglio

La legge di Bilancio presentata dal governo Meloni risponde alla logica del riarmo ed alla scelta di incanalare il nostro Paese verso una economia di guerra. Mentre i salari e le pensioni continuano a perdere potere d’acquisto, le disuguaglianze sociali aumentano, si allarga il mondo della precarietà e del lavoro sottopagato e sono sempre di più le persone che non possono curarsi o che non vedono soddisfatto il diritto alla casa, il governo aumenta in modo clamoroso la spesa per l’acquisto e la produzione di nuovi armamenti, individuando nel settore bellico l’unica soluzione alla crisi economica.

Con la stessa ipocrisia con cui si nascondono il genocidio in Palestina e la complicità del governo con lo Stato terrorista di Israele si finge di voler affrontare le grandi questioni sociali del Paese. Con i numeri sull’occupazione si continua a voler coprire l’aumento della povertà e dei lavori con salari da fame, con le modifiche dell’IRPEF si finge di voler sostenere i ceti medi quando si stanno soltanto favorendo i settori più ricchi, con i contributi volontari delle banche si lasciano nelle mani del sistema finanziario più di 100 miliardi di extraprofitti sottratti al nostro paese negli ultimi tre anni.

Il governo Meloni, di fronte ad un processo di grave deindustrializzazione, riesce solo a proporre la conversione di alcune aziende alla fabbricazione delle armi. L’industria bellica e i suoi collegati vengono utilizzati per uscire dalla crisi in cui versa il capitalismo.

Le mobilitazioni promosse a sostegno del popolo e della resistenza palestinese hanno portato alla luce l'opposizione di massa in tutta la penisola alla complicità con il genocidio e con le scelte del governo Meloni che ci portano verso un futuro da incubo. Difendere la Palestina oggi significa rompere il patto tra sionismo, capitalismo e destre estreme e aprire una possibilità di liberazione per le lavoratrici, i lavoratori e tutti i popoli del mondo.

La tregua di Trump non riconosce nessun diritto al popolo palestinese e sta consentendo a Israele di proseguire e ampliare l’occupazione di territori palestinesi. E l’Italia parla di pace dopo aver fornito armi, dopo aver sostenuto direttamente il genocidio.

Anche altri paesi come il Congo e il Sudan stanno vivendo momenti drammatici, e diventa fondamentale unire le lotte e costruire una reale intersezionalità tra tutti i popoli oppressi, mentre aumentano i pericoli di un’aggressione al Venezuela.

Per questo è necessario ribellarsi, mettendo al centro delle mobilitazioni obiettivi chiari che corrispondano senza ambiguità alle necessità di milioni di lavoratori e lavoratrici e alle aspirazioni di pace, disarmo, uguaglianza e giustizia sociale che appartengono a tanta parte del Paese.

Il 28 novembre incrociamo le braccia e fermiamo di nuovo tutto con lo sciopero generale e il 29 novembre partecipiamo anche da Lucca alla manifestazione nazionale a Roma.

Per dire No alla finanziaria di guerra, e chiedere le dimissioni del governo Meloni complice del genocidio in Palestina. Per rompere ogni rapporto diplomatico, economico, accademico, militare con Israele. Per dire No al riarmo Nato e al riarmo europeo: le spese per sanità e istruzione fuori dai vincoli di bilancio. Per l’uscita dell’Italia dalla Nato e contro l’aggressione imperialista al Venezuela. Per la fine del genocidio in Sudan e dei massacri in Congo. 
Contro la riforma Valditara e il ddl Gasparri. Per dire No al decreto sicurezza e alla repressione delle lotte sociali. Per chiedere la liberazione di tutti i detenuti e le detenute palestinesi in Italia, a cominciare da Marwan Barguthi, Ahmad Sa’adat e Anan Yaesh. Per un salario minimo mensile di 2000 euro: giù le armi, su i salari!

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