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Nel mese di settembre del 2014, durante il semestre di Presidenza della Unione Europea, si tenne a Milano la riunione di tutti i Ministri dei Trasporti della Comunità; la riunione, presieduta dall’allora Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi, affrontò, in modo particolare, il nuovo assetto delle Reti Trans European Network (TEN – T) e le modalità per garantire una adeguata copertura alle infrastrutture contemplate all’interno di tale impianto. Ricordo che il Ministro Lupi fece presente a noi suoi diretti collaboratori che intendeva affrontare, all’interno delle Reti TEN – T, il tema dell’urbano. Cercando, in tutti i modi, di individuare le motivazioni che davano alla funzione urbana la forza e la capacità di interagire funzionalmente con i Corridoi, cioè con quegli assi che avevano, sin dal Master Plan dei Trasporti proposto dall’Italia nel 1986, caratterizzato l’intero impianto infrastrutturale della Unione Europea (allora a 12 Stati).
Ricordo infatti che le edizioni precedenti delle Reti TEN – T, quelle portate avanti da Karel Van Miert e da Loyola De Palacio, avevano focalizzato l’attenzione essenzialmente sui Corridoi, cioè agli assi che in un certo modo costituivano, come detto prima, la griglia portante su cui si sviluppava la intera economia comunitaria mentre i nodi, sia urbani che logistici (porti, interporti, aeroporti) erano comparsi nella edizione del 2013 e, proprio sulle realtà metropolitane, c’era stata una grande attenzione da parte di tutti i Paesi della Unione Europea.
Consigliammo quindi al Ministro Lupi di dedicare uno spazio rilevante dell’incontro di Milano a tale tematica e, sempre Lupi, volle sapere chi potesse intervenire per focalizzare l’attenzione dei Ministri dei Trasporti della Unione Europea su un tema non facile come quello dell’urbano, come quello della città, in modo da consentire poi un possibile inserimento di proposte nel documento che avrebbe sintetizzato le conclusione dei lavori. All’unisono condividemmo una simile proposta ed indicammo subito la persona adatta per affrontare una simile non facile tematica. Consigliammo cioè a Lupi di invitare il professor Carlo Ratti che insegnava al Massachusetts Institute of Technology (MIT).
Nel suo intervento Ratti precisò subito che era un errore porre l’attenzione solo alle grandi realtà urbane e che le eccellenze presenti in un sito urbano sono indipendenti sia dal numero di residenti, sia dalla dimensione spaziale, sia dal ruolo istituzionale. Un simile approccio aprì un dibattito interessantissimo, un dibattito che, senza dubbio, è stato ripreso nella nuova edizione in corso di ultima stesura delle Reti TEN – T.
Ebbene, pochi giorni fa il Professor Ratti, in un suo saggio, ha precisato questo suo convincimento ribadendo: “che cosa accomuna Milano e Miami, Cambridge (Inghilterra) e Cambridge (Massachusetts), Barolo e Beaume? Non la dimensione, che varia da poche migliaia di persone a molti milioni e nemmeno il contesto geografico bensì il fatto che sono tutte città (o paesi) che eccellono in uno o più settori ben definiti dalla moda al vino, dal lifestyle al design, dalla finanza all’economia della conoscenza. E proprio per questo sono riuscite a costruire un modello vincente. Il motivo è semplice. L’aveva intuito nel lontano 1981 il grande Rosen, economista della Università di Chicago che in un suo celebre articolo faceva notare come in un mondo sempre più interconnesso vince solo chi eccelle”.
Se è così, cioè se questa teoria è giusta, un Paese come il nostro ricco di 8.000 comuni, con una forte maggioranza di realtà urbane con un numero inferiore a 10.000 abitanti ed una realtà come quella del Mezzogiorno in cui la ricchezza delle tradizioni, la ricchezza del patrimonio culturale accumulato proprio nelle micro realtà urbane ed in cui la forza dei processi migratori del passato ha reso fortissima la interazione con realtà geograficamente ubicate in altri continenti, ci impone una attenta lettura delle varie eccellenze perché, forse, oltre ai Corridoi, oltre ai nodi metropolitani, oltre ai nodi logistici, le Reti TEN – T devono affrontare obbligatoriamente anche le realtà urbane dimensionalmente piccole ma portatrici di “eccellenze” che le rendono determinanti nella crescita e nello sviluppo di grandi realtà territoriali.
Ma su questo particolare tema delle “eccellenze” non posso non ricordare che il 18 marzo di questo anno al Festival Euromediterraneo svoltosi a Napoli, sia il Presidente Prodi che il professor Patrizio Bianchi, nei loro interventi, hanno ribadito, in modo encomiabile, come e quanto la capacità delle sedi universitarie, la capacità dei centri di ricerca possa costruire precise eccellenze che poi diventano il catalizzatore o, addirittura, il motore di veri processi inimmaginabili di crescita socio economica.
È interessante un altro interrogativo che, sempre il professor Ratti, si pone nel suo saggio: “sia per le metropoli sia per il piccolo borgo in che cosa vogliamo eccellere? Le opportunità oggi si moltiplicano. Anche chi coltiva un fazzoletto di terra sulle colline può avere successo se riesce a creare qualcosa di unico”. In realtà la teoria di Ratti non ha niente a che fare con quella che propaganda slogan banali come “piccolo è bello” perché, ripeto, non è la dimensione a costruire le eccellenze ma la capacità di incidere davvero sui mercati, la capacità di vincere, grazie alla elevata qualità di ciò che si offre e si propone nei confronti a scala sovra comunale, sovra regionale, sovra nazionale ed in questo Patrizio Bianchi, sempre al Festival Euromediterraneo di Napoli, ebbe modo di precisare che in fondo il ruolo e le funzioni delle Università non intese come patrimonio nazionale ma come impianto sovranazionale e, nel caso specifico, legato alla vasta area mediterranea, diventavano lievito per produrre eccellenze e consentire, anche a piccole realtà, di sentirsi attori chiave e promotori della crescita.
https://stanzediercole.com/2023/10/17/e-un-errore-porre-lattenzione-solo-alle-grandi-realta-urbane-le-eccellenze-presenti-in-un-sito-urbano-sono-indipendenti-sia-dal-numero-di-residenti-sia-dalla-dimensione-spaziale-sia-dal-ruo/
Lucca poi per me è come fosse ormai diventata un ferro rovente da tenere in mano.
Per questo, ho da tempo una, più che mezza, idea di emigrare in un paesino di duecentoquaranta anime, e in via di estinzione (gran parte vecchi come me).
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