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  • 20/08/2025 11:05

Nuove droghe, vecchie paure: il rischio nascosto tra i giovani

Nuove droghe, vecchie paure: il rischio nascosto tra i giovani Negli anni Ottanta e Novanta i nomi delle droghe erano pochi, noti a tutti: eroina, cocaina, hashish, LSD, ecstasy. Sostanze “classiche”, spesso collegate a contesti ben riconoscibili e con effetti tutto sommato noti alla comunità scientifica. Oggi il panorama è radicalmente cambiato: le cosiddette Nuove Sostanze Psicoattive (NPS) hanno invaso il mercato, soprattutto online, moltiplicando i rischi e rendendo molto più difficile prevenzione e controllo. Le droghe “conosciute” Le sostanze tradizionali – oppiacei, cocaina, cannabis, allucinogeni classici – hanno caratteristiche consolidate. Si conoscono bene effetti, dosaggi medi, rischi e conseguenze a lungo termine. Nonostante la loro pericolosità resti alta, soprattutto per eroina e cocaina, la medicina ha ormai protocolli collaudati per affrontare overdose e dipendenze. Inoltre, la rete di assistenza sanitaria e sociale sa riconoscere e intercettare chi ne fa uso. Le nuove sostanze psicoattive Le NPS sono invece un terreno sconosciuto e mutevole. Si tratta di composti chimici spesso sintetizzati in laboratorio con piccole variazioni molecolari rispetto a droghe note, così da eludere i divieti legali. Ne esistono centinaia di varianti, con nomi accattivanti come “spice”, “mefedrone”, “flakka”, “superman”, vendute in polveri, pasticche o miscele fumabili. La differenza sostanziale rispetto alle droghe tradizionali è che non esiste una conoscenza consolidata: dosaggi incerti, effetti imprevedibili, rischi di tossicità elevatissimi. Basta una minima variazione chimica perché una sostanza passi dall’essere “simile all’ecstasy” a provocare crisi convulsive o arresti cardiaci. La diffusione tra i giovani Le nuove droghe circolano soprattutto attraverso internet e social network, con canali criptati e consegne a domicilio. La percezione del rischio è bassa: vengono vendute come “smart drugs” o “sali da bagno”, presentate come legali e “più sicure” rispetto alle droghe classiche. In realtà, i pronto soccorso riportano un aumento di intossicazioni gravi in adolescenti e giovani adulti, spesso legate proprio a sostanze di cui non si conosce la composizione. Le differenze in sintesi Droghe conosciute: rischi alti ma documentati; esistono protocolli di intervento e terapie consolidate. Nuove droghe: rischi imprevedibili, sostanze continuamente diverse, nessuna certezza sugli effetti, difficoltà di diagnosi e di trattamento in caso di overdose. L’allarme delle istituzioni Medici e forze dell’ordine sottolineano che il vero pericolo delle nuove droghe non è solo la tossicità, ma l’impossibilità di prevederne gli effetti. Chi le assume si trasforma in una sorta di “cavia inconsapevole”. L’Europa registra ogni anno decine di nuove molecole immesse sul mercato, un flusso che rende impossibile stare al passo con divieti e controlli. Conclusione Se ieri il nemico aveva un volto chiaro – l’eroina nelle siringhe, la cocaina nei locali – oggi la minaccia è invisibile e mutevole. Le nuove droghe, dietro l’apparente modernità e la facile reperibilità, nascondono rischi enormemente superiori alle sostanze note. Per i giovani, la sfida non è solo resistere alla tentazione dello sballo, ma farlo in un contesto dove ciò che si assume è spesso un’incognita mortale. F.B.

I commenti

Adesso in Italia è in vigore il Testo Unico sugli stupefacenti (D.P.R. 309/1990), nella versione aggiornata dopo la caduta della Fini-Giovanardi e con le modifiche introdotte nel 2014.

Ecco i punti principali della normativa attuale:

1. Distinzione tra droghe leggere e pesanti

Esiste di nuovo una tabella differenziata delle sostanze.

Cannabis e derivati sono classificati separatamente rispetto a eroina, cocaina e droghe sintetiche.

2. Uso personale

La detenzione per uso personale non è reato penale, ma un illecito amministrativo.

Le sanzioni possibili: sospensione patente, passaporto, porto d’armi o altre misure amministrative decise dal Prefetto.

3. Spaccio e traffico

Per le droghe considerate “pesanti”: reclusione da 8 a 20 anni e multe molto elevate.

Per le droghe leggere: pene più basse, da 2 a 6 anni (ripristinate dopo l’annullamento della Fini-Giovanardi).

4. Spaccio di lieve entità

Introdotto nel 2014: se il fatto è di lieve entità (piccole quantità, assenza di organizzazione criminale, condizioni marginali), la pena è da 6 mesi a 4 anni, indipendentemente dal tipo di droga.

Serve a distinguere i piccoli spacciatori dai trafficanti veri e propri.

5. Misure alternative

È previsto l’affidamento terapeutico per tossicodipendenti che intraprendono un percorso di cura.

Il giudice può sostituire la pena con programmi riabilitativi.

In sintesi: oggi vale il Testo Unico del 1990, corretto nel 2014. La cannabis è tornata a essere considerata droga “leggera”, e l’uso personale non porta al carcere ma a sanzioni amministrative.

mirko - 21/08/2025 19:58

La bassa percezione del rischio è dovuta sostanzialmente alla folle Fini-Giovanardi, che per principio ideologico e in barba a tutte le conoscenze scientifiche equiparò per quasi un decennio - prima di essere giustamente dichiarata illegittima dalla Consulta nel 2014 - tutte le sostanze, mettendole sotto un un unico, spaventevole denominatore comune: "droghe". Un folle abuso di potere dal dispensatore di fake news Giovanardi, che col beneplacito dell'ex (?) fascista Fini e col suo amichetto Serpelloni vaneggiava di "buchi nel cervello" (lui che di buchi nel cervello ne ha solo uno, bello grande e a forma di stella marina).
Una teoria, quella del "le droghe sono tutte uguali", ancora molto in voga presso molti ambienti di destra e centro destra, dove i principi scientifici paiono non poter attecchire per mancanza di substrato fertile.

Ancora una volta la destra e i proibizionisti fecero (e a distanza di anni ancora fanno) più danni della grandine, favorendo SCIENTEMENTE e in modo criminale le mafie cui spesso tali politici ed elettori appartengono, e riempiendo le carceri italiane di semplici consumatori e piccoli spacciatori.

Anonimo - 21/08/2025 13:39

non è vero che senza proibizionismo ci sia “meno droga in giro” in senso assoluto. Quello che cambia davvero è:

la qualità della sostanza (meno adulterazioni pericolose),

il tipo di consumo (più gestibile e meno marginale),

le conseguenze sociali e sanitarie (meno carceri piene, più cure).

moro - 21/08/2025 11:11

Per cui va cambiato sistema.

Anonimo - 21/08/2025 02:09

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